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domenica 10 novembre 2013

L’Albero del miele

L’elevata, tardiva e duratura produzione di nettare ha spinto gli apicoltori a introdurre questa pianta nei nostri ambienti.

L’apporto nutritivo in fase autunnale è prezioso per le api, rafforzandole in previsione dello svernamento.Ci sono indizi che il fiore, durante la fioritura principale- da luglio a settembre - rafforzi il ciclo riproduttivo delle api.......


Si tratta di arbusti e alberi sempreverdi o caducifogli che a causa delle foglie
composte assomigliano notevolmente al nostro frassino comune (Fraxinus
excelsior). I germogli annuali di queste specie inizialmente sono coperti di una peluria grigiastra e fitta. A causa delle foglie e del loro odore, la pianta
veniva chiamata “frassino puzzolente”, nelle aree di maggior diffusione.
Le foglie composte, opposte e impari pennate presentano forme diversificate
e rispetto al frassino sono maggiormente ovaliformi e largamente lanceolate;

inoltre, risultano più coriacee.
Le specie caducifoglie introdotte da noi, in autunno colorano di giallo le foglie.
Come habitat la pianta predilige terreni mediamente fertili, ben aerati, ricchi di
elementi nutritivi, di medio impasto, con una buona capacità di assorbimento
idrico; di contro, teme periodi di siccità prolungati. Vegeta, quindi, bene nelle depressioni del terreno, con esposizioni settentrionali e ben illuminate
o nelle zone ombreggiate alla base di altre fasce boscate; sono, allora, da
evitare esposizioni meridionali, il soleggiamento diretto, terreni con ristagno
idrico e la concimazione chimica. Nelle fasi iniziali, le giovani piantine devono
essere coltivate in consociazione con alberi più grandi ombreggianti, i quali
dovranno essere progressivamente allontanati nel corso del ciclo produttivo
per garantire un maggior soleggiamento.
Ciò è molto importante per lo sviluppo del nettare. L’albero del miele
presenta una buona resistenza al freddo, purché sia cresciuto regolarmente e con acclimatazione progressiva; può fiorire già a partire dal terzo anno di crescita.
Questo albero a rapido accrescimento, una volta raggiunta l’altezza di 10-12
m presenta diametri di 30-40 cm. In Ungheria si trovano intere pendici boscate
di Evodia che si diffondono naturalmente tramite la diffusione del seme.

ALBERO DAI MILLEFIORI

Piante monoica a fiori monosessuali, riuniti in infiorescenze distali a ombrella,
lunghe circa 25 cm, oppure raggruppate in una larga pannocchia.
I fiori sono bianchi con screziature da giallo-verde a bianco sporco e diffondono
un profumo aromatico. Assomigliano notevolmente alle infiorescenze
del sambuco. Il polline è giallo chiaro. All’interno dell'infiorescenza circa 2/3
dei fiori sono maschili; inoltre, ci sono anche alberi che presentano solo fiori
maschili: si aprono prima e sono più ricchi di nettare rispetto agli altri.
A quanto pare, basta il nettare da 3 a 5 fiori, non ancora visitati dalle api, per

riempire la sacca mellifica di un ape.

VANTAGGI PER L’APICOLTURA

Le piante fioriscono piuttosto tardi (da luglio a metà settembre), con una variabilità legata al clima e al terreno.
Il paradiso del nettare, a seconda dell’andamento meteorologico, può durare
anche fino ad ottobre. Durante la fioritura, su ogni infiorescenza si possono trovare gruppi anche di 100 api. Grazie all’elevato apporto nutritivo, le api si lanciano voracemente sui singoli fiori (si possono anche trovare 3 api contemporaneamente su un singolo fiore). L’albero, a causa della tarda fioritura, costituisce per numerosi insetti un ideale supporto verso la fine della stagione vegetativa (da qui deriva il nome inglese dell’albero Beebee-Tree).
In America anche il tiglio americano viene chiamato allo stesso modo.

PROPRIETÀ MEDICINALI

Quando penso alla salute delle nostre api, ho in mente il pregio di una pianta nettarifera. Più variegata è l’offerta nettarifera, più in salute saranno “i popoli” delle nostre api. Le api, non solo sono molto laboriose, ma il loro comportamento offre spunti interessanti anche dal punto di vista umano.
Le api, nella loro fisiologia, non sono paragonabili ai mammiferi (ai quali appartiene anche l’uomo). Le api lavorano sempre con un forte istinto verso l’allevamento salutare delle loro larve. La loro economia, basata sul principio delle scorte e dell’immagazzinamento, seleziona in modo intelligente il nutrimento ideale per riuscire a sopravvivere all’inverno.
Le api adulte svernano meglio se in autunno hanno immagazzinato polline e

nettare con proprietà medicinali.
A questo punto è bene porsi un interrogativo?
Se il nettare abbia queste proprietà benefiche non solo per le api adulte ma anche per le larve. Che il polline di Evodia impedisca la crescita di batteri sembra essere una cosa ormai certa. Per capire l’importanza di questa
pianta per l’apicoltura, è lecito gettare lo sguardo sulla medicina umana.
Nella medicina giapponese e cinese, i semi e i frutti quasi maturi, provabilmente anche le foglie, vengono utilizzati nella medicina popolare. In Giappone, da anni, nella medicina generale “alternativa” (la cosiddetta medicina
Kampo della fitoterapia giapponese), viene esaminata l’efficacia del succo
estratto dai frutti e dai semi rossi e neri del frassino puzzolente e dell’Evodia
rutaecarpa. Nel frattempo si sono riscontrati risultati positivi nella lotta contro l’emicrania e la diarrea. Si è giunti alla conclusione che non una singola sostanza isolata, ma l’insieme dell’essudato ricavato ha un’efficienza migliore;
nel senso della medicina di Paracelso, ne deriva un miscuglio di diverse sostanze con proprietà sinergiche e privo
di effetti collaterali.

CONTENUTI E PROPRIETÀ TERAPEUTICHE

Nei frutti odorosi e con sapore fortemente amaro, in piccola parte anche
nei fiori e nelle foglie, sono contenuti gli alcaloidi Evodiamina (deidroevodiamina, piccole dosi di idrossi-evodiamina), Rutacarpina (un alcaloide debolmente basico chiamato fino a poco tempo fa Evocarpina), Limonina e Berberina. Questi alcaloidi hanno un’azione antibiotica (antivirale e antibatterica), sono analgesici, astringenti, ricostituenti, diuretici, proteggono gli organi, stimolano il sistema immunitario e la contrazione dell’utero.
Inoltre, riducono grazie alla loro azione riscaldante la sensibilità al freddo e

hanno dei benefici sul sistema cardiocircolatorio.

CONSEGUENZE PER LA SALUTE DELLE API

L’efficacia farmacologica dei principi attivi dell’Evodia è certa. Un famoso scienziato ha sempre ipotizzato nel comportamento delle api in fase di
raccolta anche una selezione basata sulle proprietà medicinali delle piante
visitate (e la frequentazione massiccia dei fiori di Evodia ne sottolinea l’importanza farmacologica). Questo è simile a ciò che accade per le piante
medicinali come il timo, la melissa, la filipendula, i salici, l’achillea, il tiglio,
ecc. Essudati, altamente concentrati, dei semi venivano utilizzati come
mezzo dimagrante. Paracelso, nei suoi trattati, parlava di una efficienza medicinale inversamente proporzionale alla concentrazione.
Questo vuol dire che in quantità a bassa concentrazione di Evodiamina si
ha un effetto positivo sulla digestione. Visto che nel nettare e nel polline 
le Evodiamine si trovano in bassa concentrazione, il loro effetto è positivo sul
sistema circolatorio delle api. Gli acari parassiti di Varroa destructor portano ad uno stress energetico e indeboliscono drasticamente il sistema immunitario delle api. Quando si verificano infezioni secondarie, le api non sono più in grado di contrastarle. Infezioni virali e batteriche del tratto intestinale durante il periodo invernale e diarrea ne sono la conseguenza.
I principi attivi di Evodia assunti sotto forma di nettare e polline rafforzano
le difese immunitarie, combattono i disturbi intestinali e bloccano le infezioni

batteriche e le api se ne avvantaggeranno.............


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